Bisogna uscire dalla propria zona di comfort.

Quante volte l’abbiamo sentita questa frase? Ma perché cambiare se sto bene?

In realtà, qualora non volessimo, sarebbe la vita a chiederci di farlo. Studio, lavoro, città, amicizie e amori. Quante volte è capitato di cambiare?

A quel punto cosa facciamo? Restiamo fermi dove ci troviamo o proviamo a prendere una nuova direzione?

Il cambiamento: scegliere e cambiare richiede determinazione e soprattutto fiducia in sé stessi.

La nostra vita non è linea retta, ma piuttosto un percorso a zig zag, ma il punto è: siamo capaci di fare lo slalom?

Gli esseri umani sono, per natura, abitudinari, inclini a resistere ai cambiamenti.

Un esempio sono i salti tecnologi che l’uomo ha introdotto nelle varie epoche che non tutti accettano di buon grado.

Le abitudini sono sempre rassicuranti.

Siamo nella famosa zona di comfort in “risparmio energetico” dei nostri processi cognitivi: sappiamo cosa fare, non abbiamo ansie e non abbiamo paura del fallimento.

Per i pigri, il cambiamento è un supplizio.

Invece ci sono persone per le quali il cambiamento è uno stimolo interiore.

Steve Jobs diceva: “Coloro che sono abbastanza folli da pensare di poter cambiare il mondo, di solito lo fanno”.

Così, in qualche modo, tutto dipende da come percepiamo internamente il cambiamento.

È occasione di crescita o fatica?

Entrambe! Ed è così anche per chi ha voglia di cambiare.

Anche per i temerari il cambio è faticoso ed e’ proprio lo spirito con cui affrontano il cambiamento che determina la riuscita dell’operazione!

Per chi non ama il cambiamento, c’è un allenamento, step by step, e poi ci sono piccoli trucchi per prendere decisioni.

La bilancia.

È il primo modo, magari le nostre nonne ce ne hanno parlato.

Si tratta di confrontare i “pro” e i “contro” riguardo a una scelta importante per noi.

Dopo, pieghiamo i fogli, mettendoli ognuno nel palmo di una mano.

Dopo di che mettiamoci in piedi con i palmi rivolti verso l’alto.

Ad occhi chiusi immaginiamo noi stessi come una bilancia.
Trascorsi almeno 2 minuti, cerchiamo di sentire quale mano sembra essere più pesante.

L’inconscio, che è un preziosissimo e saggio alleato, in questo modo ci aiuta a capire che cosa è più utile fare.

Un secondo modo è il Fall-out.

Individuata la situazione su cui vogliamo fare una scelta, facciamo una lista degli effetti sul nostro ambiente e sulle persone che ci sono vicine, sia a livello personale che professionale.

Rispondiamo a queste domande e scriviamole su un foglio.

Quali sono i benefici pratici portiamo a casa?

Come staranno le persone dopo aver subito la nostra scelta?

Cosa potrebbe accadere per loro e per il nostro ambiente se decidessimo di restare fermi?

Infine, il metodo della macchina del tempo.

Tracciamo su un foglio una linea temporale. Immaginiamo noi stessi tre anni dopo la scelta.

Proviamo a immaginare cosa potrebbe accadere se non si pone rimedio alla situazione in cui ci troviamo oggi.

È uno scenario migliorativo o peggiorativo?

Søren Kierkegaard diceva: “Non c’è nulla che spaventi di più l’uomo che prendere coscienza dell’immensità di cosa egli è capace di fare e diventare”.

Intanto, buon cambiamento a tutti, perché cambiare è la scelta migliore!

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