Care amiche, parliamo del boom Cortellesi?

Appena uscita dalla sala, ero arrabbiata, quasi nauseata. Molto scioccata!

Sentivo quasi sulla pelle quella sensazione orribile di essere manipolata come la meravigliosa Dalia che combatteva contro un emerito deficiente e schemi – oggi – assurdi per noi.

Ho anche pensato che fosse il film di Barbie per i grandi ed infine ho anche temuto che gli uomini magari, dopo la doppia sollecitazione cinematografica, avrebbero potuto riscoprire quant’è bello sottomettere noi donne sempre più inafferrabili e sempre più consapevoli della potenza delle nostre naturali caratteristiche.

Magari, siccome Ken e Ivano erano descritti palesemente come idioti, gli uomini al cinema avrebbero potuto pensare di fare certamente meglio e riuscire nell’obiettivo, anche solo casalingo, di ricordare che un tempo comandava l’uomo!

La mia tristezza soprattutto veniva dalla piena coscienza che la storia di Dalia era la storia di tante donne che hanno avuto la forza di sopportare e di cambiare la faccia ad un mondo infame,

per lo più progettato sulla presupposizione che il “sesso debole” dovesse sopportare
– così per vocazione – ogni angheria, ignorando che la nostra indole è tutt’altro che debole.

Come ha detto la stessa Cortellesi nelle tante interviste rilasciate, il suo è stato un omaggio alle donne che hanno cambiato il mondo di allora nell’anonimato.

Non sono quelle che hanno raggiunto la ribalta, ma sono le tante signore Maria che, sulla loro pelle, hanno combattuto la guerra e ottenuto il cambio epocale.

E la guerra agli schemi non è l’unica guerra combattuta! E no!

Ne avevano appena terminato un’altra ancor più violenta.

Venivano dallo scenario tremendo descritto magistralmente da #MiriamMafai nel suo #PaneNero. Sapete perché ho riportato gli hashtag?

Perché potrete verificare che, rispetto a tutti quelli più forti del momento, non è quasi presente nessun hashtag sui temi rappresentati da Miriam Mafai, autrice e politica che scrisse un libro che, ai miei tempi, veniva letto a scuola nell’ora di Narrativa: Pane Nero, appunto.

In questo suo scrigno, la Mafai descrive l’interminabile spaccato bellico, dove, nelle città bombardate e dilaniate e nelle campagne percorse dalle fanterie, l’esercito femminile diventava sempre più forte e si componeva di capofamiglia e operaie, le vere vincitrici di un conflitto perduto.

Poi, dopo il peso incredibile di reggere l’Italia con il lavoro, mentre gli uomini erano al fronte, le nostre nonne accolsero con entusiasmo i loro mariti, quasi certe che il dolore li avrebbe resi complici, e vennero tristemente deluse: questi deficienti tornati dalla guerra, al posto di capitalizzare angosce, desolazione e disperazione, hanno caricato a pallettoni sulle donne che si sentivano dire “io ho combattuto la guerra”. Eh già….solo loro hanno combattuto la guerra! E non era più semplice stringersi contro tutta quell’amarezza con affetto e rispetto?

L’Italia di oggi senza le nostre bisnonne non ci sarebbe stata! Se non l’avete letto, fatelo subito: immergetevi in una lettura fondamentale ancora oggi per la questione femminile.

Non tutti erano come Ivano, descritto nel film della Cortellesi, ma quello scenario, ragazze, era diffuso.

Mi sentite arrabbiata, vero? Ma certo! Non abbiamo mandato giù l’ultimo boccone amarissimo dell’ennesimo femminicidio di una ragazza brillante in procinto di laurearsi che leggo le parole di Amadori, consulente del Governo, anzi consulente del ministro dell’Istruzione, che scrive in tema di femminicidi, –in particolare quello di Giulia che ci ha sconvolte tutte, che “Anche le donne sanno essere cattive“.

Voglio sperare, anzi, voglio essere certa che il senso sia senz’altro diverso perché una frase singola, senza il suo contesto non può significare nulla, ma io sono scossa. Amadori parla di “conflitto di genere” ed è così che spiega la frase quantomeno infelice.

Io sono scossa.

Sono scossa da questi uomini che non sono riusciti a crescere, che non sono riusciti a governare le loro emozioni, che non sono capaci di ridimensionarsi che sono Ken, sfasciano tutto in modo rozzo.

Sono quei tipi di uomini che poi devono per forza essere governati dall’astuzia di Barbie che “può essere tutto ciò che vuole” e che si riprende i suoi spazi o da Dalia che fa saltare il bar del “pretendente genero” per sottrarre la figlia allo stesso destino infame perché del resto Dalia l’aveva capito che “era ancora in tempo” per sistemare ogni cosa, senza manco parlare, ma con un’azione rivoluzionaria, estrema, anche ingiusta se estrapolata dal contesto.

É così: a mali estremi, estremi rimedi.

Io credo che per questi motivi la Cortellesi abbia fatto centro e abbia realizzato un’opera che davvero andrebbe vista nelle scuole.

Diciamolo ad Amadori, consulente all’istruzione!

Se i vostri uomini urlano, se manipolano, se dispongono, ricordate loro che quel mondo è ormai passato e che non può tornare più!

Non può e non deve più succedere che un uomo metta le mani addosso ad una donna! Sono raccapriccianti i dati che stiamo leggendo e sono raccapriccianti pure le parole di Amadori (in questo frangente) e in queste statistiche non c’è menzione – per ovvie ragioni – della violenza psichica che molte, molte, moltissime donne subiscono.

Quasi ci si sente in colpa se, quando il marito torna a casa, dopo le nostre routine pazzesche, non ci è cresciuta la terza mano per andargli incontro ed aiutarlo con la borsa da lavoro.

D’altra parte ragazze, anche voi, siate intellettualmente oneste e scostatevi dai modelli che ci vogliono astute e manovratrici.

Siamo tanto di più e la nostra forza è nel garbo, nella determinazione e nella predisposizione (con buona pace di qualcuna) alla collaborazione, ma questa è un’altra storia!

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