Uno studio della fintech Reviva ha comparato i dati della sua piattaforma immobiliallasta.it e i dati del mercato tratti da immobiliare.it e ha dichiarato l’enorme differenza dei prezzi di vendita tra gli immobili in asta che vengono venduti ad un prezzo medio di 700 euro al metro quadro e quelli in vendita al prezzo di mercato di 1.970.

Questo studio riguarda l’intera nazione e anche se il confronto andrebbe fatto tra immobili e località omogenee, il dato dimostra che gli immobili vengono messi in vendita, in asta, a poco più di un terzo del valore reale sul mercato immobiliare.

Oggi vorrei commentare con voi questa atroce realtà che distrugge denaro a causa delle inefficienze e delle farraginosità burocratiche.

Questo sistema brucia soldi, brucia una grande quantità di ricchezza.

A causa dell’inefficienza, perdono soldi sia i creditori che devono recuperare dalle vendite, sia i debitori che vedono svenduto il loro immobile per il quale devono, in molti casi, continuare a pagare il mutuo. Che beffa!

A guadagnare sono dunque solo gli speculatori.

“In realtà gli immobili in asta” osserva Giulio Licenza, Co-Founder & CBDO di Reviva “avrebbero un mercato.

Il punto è rendere le aste più attrattive”.

I dati della ricerca dimostrano che c’è un potenziale, c’è un margine per riuscire a tenere i prezzi un po’ più alti.

In Italia c’è un immobile all’asta per ogni 12,2 immobili in vendita.

Ci sono anche città, come Bologna, dove il rapporto è di uno a 52,1 o come Milano, dove il rapporto è uno a 50,7.

Questo significa che c’è capienza e c’è spazio per far sì che gli immobili non si svalutino in maniera eccessiva, continua Licenza.

In città come Reggio Calabria per ogni immobile in asta ce ne sono 4,7 in vendita sul mercato, ma, in media, in Italia, il rapporto è di uno a 12,2 e non poco.

I prezzi bassi, in ogni caso, dovrebbero essere in grado di attirare pubblico,
ma non è così.

Le aste sono poco frequentate.

Un altro dato che vorrei riportarvi riguarda il numero di aste immobiliari che nel 2023 è calato del 20%, rispetto al 2022 e ancor di più rispetto al 2021.

È un calo continuo dal 2015.

Questo perché diminuiscono le procedure pendenti nei Tribunali e anche perché gli immobili ultimamente arrivano meno gravati da crediti in sofferenza.

Ovviamente, questo dato positivo non è diffuso in tutta Italia.

Le aste calano molto più al nord (nel 2023 sono state 50mila) che al sud (a 37mila). Il trend continua così dal 2019 ad oggi.

“Questo è dovuto alla maggior lentezza dei Tribunali del sud e delle isole” spiega Licenza” e torniamo così al tema centrale:

l’inefficienza dei Tribunali ha un costo!

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